[Scheda || Prima: spada al fianco, pugnale nello stivale, arco dietro la schiena. Poi: pugnale nello stivale || Pt Exp: 4]
[Finlay si mordicchiò l'interno della guancia, insicura a causa dell'atteggiamento freddo della governante. Non era la prima volta che si ritrovava alla fine di comportamenti simili, ma quanto meno tutte le altre volte conosceva almeno il nome del suo interlocutore; la donna, invece, non si era neanche presentata. Aveva semplicemente fatto il suo dovere nel portarla alla sua camera e nel rispondere alle sue domande; del resto, evidentemente non era necessario nulla di più.
La ragazza, mentre osservava la donna uscire con passo misurato, si chiese distrattamente da quanto tempo avesse quel lavoro; dover trattare i nobili e comunque tutte le persone di classe superiore con tanta deferenza rendeva apatici, a lungo andare? Oppure era semplicemente il carattere della governante? Fin non lo sapeva, ma si augurava con tutto il cuore che a lei non accadesse; certo, era nel suo carattere amare la solitudine e parlare poco, ma sapeva che quando parlava lo faceva con sentimento, con empatia.
Ormai sola nella stanza, la Lacros si girò verso il letto, fissandolo per qualche secondo.
Mi chiedo se Madre e Padre abbiano ricevuto la mia lettera. Come avranno reagito? Saranno stati contenti e fieri di me? Sono sempre fieri di Reika, io non sono mai abbastanza, non sono come lei. Ma forse, adesso che gli ho dimostrato che posso badare a me stessa... chissà come sta Baird. E' ancora così piccolo... Fin si sedette lentament sul letto, continuando a fissare il vuoto e a ripensare alla sua famiglia; si sentiva nostalgica in quel momento, avrebbe voluto il conforto e il supporto di sua madre, di Baird e di Mouna.
Dopo qualche tempo, anche se non sapeva esattamente quanto, decise di dare un'occhiata in giro: avrebbe vissuto nel Castello molto a lungo, doveva imparare il prima possibile i corridoi, se voleva svolgere al meglio il suo lavoro e non subire alcuna ramanzina da parte della governante. Rabbrividì al pensiero.
Si alzò in piedi e fece per dirigersi verso la porta, quando si rese conto di essere ancora armata. Si morse il labbro inferiore: non si sentiva sicura a lasciare in camera le sue armi, ma alla servitù non erano concesse; con un profondo respiro, quindi, si tolse la spada dal fianco e arco e faretra da dietro la schiena e li mise nel baule, al sicuro. Almeno, così sperava, dato che non sembrava ci fosse una chiave. La borsa con tutti i suoi pochi averi, invece, la lasciò sul letto: l'avrebbe sistemata dopo. Si chinò per sfilare il pugnale dallo stivale, ma si fermò a metà del movimento: il pugnale era ben nascosto e nessuno l'avrebbe visto, se l'avesse tenuto con sé; sapeva che se qualcuno l'avesse scoperta, avrebbe rischiato parecchio, ma ancora non se la sentiva di andare in giro disarmata: il giorno in cui si sarebbe sentita al sicuro l'avrebbe lasciato in camera, giurò a se stessa.
Una volta sistemato quell'impiccio, Fin non si fece fermare da altro: si diresse a passo deciso verso la porta, che richiuse dietro di sé, e osservò il corridoio in cui si trovava: c'erano altre porte - o almeno così sembrava - e, a giudicare dal fatto che lì si trovava la sua camera, dovevano portare alle stanze degli altri servitori. Decise di non fermarsi a curiosare per verificare l'esattezza della sua supposizione: a lei avrebbe dato fastidio che qualcuno entrasse senza permesso in camera sua, quindi lei non l'avrebbe fatto. Così, semplicemente, decise di percorre all'indietro la strada che aveva fatto con la governante, nella speranza che qualcosa catturasse la sua attenzione.]